Björn Andrésen, icona della morte di Venezia, muore a 70 anni

La scomparsa di Björn Andrésen, l’angelo biondo di *Morte a Venezia*, segna la fine di una vita tumultuosa. Qual è stato l’impatto di questo ruolo leggendario? Leggi per scoprirlo…

Chi non è rimasto affascinato dalla bellezza eterea di un attore il cui volto sembra uscito da un dipinto? Björn Andrésen, rivelato all’età di 15 anni in Morte a Veneziaincarnava questo fascino per generazioni di spettatori. L’annuncio della sua morte, avvenuta all’età di 70 anni, per cancro, sconvolse gli appassionati di cinema e ravvivò il ricordo di una carriera segnata da gloria e tormento. Questo articolo ripercorre la vita di questo attore svedese, il cui ruolo di Tadzio ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema.

Un’icona nata sotto i riflettori

Nel 1971 il mondo scoprì Björn Andrésen nel Morte a Veneziaun film franco-italiano diretto da Luchino Visconti. A soli 15 anni venne scelto per interpretare Tadzio, un adolescente dalla bellezza quasi soprannaturale, oggetto dell’ossessione del protagonista, Gustav von Aschenbach. Questo ruolo, che gli è valso il titolo di “ragazzo più bello del mondo”, ha portato l’adolescente svedese sotto i riflettori. Ma dietro lo splendore di questa improvvisa notorietà si celano ombre che segneranno la sua vita.

Gli inizi di una carriera straordinaria

Nato il 26 gennaio 1955 a Stoccolma, Björn Andrésen è cresciuto in un contesto familiare difficile. Rimasto orfano di madre a 10 anni dopo il suo suicidio, è stato allevato dai nonni, lontano dalla figura paterna. Quest’infanzia segnata dalla perdita forgia una sensibilità che traspare nella sua recitazione. Quando Visconti lo scorge, vede in lui l’incarnazione perfetta della bellezza ideale, un efebo capace di affascinare gli spettatori con la sua sola presenza.

Le riprese di Morte a Venezia si svolge senza intoppi, ma è dopo l’uscita del film che le cose si complicano. Andrésen, spinto verso la celebrità, diventa un simbolo universale di giovinezza e perfezione estetica. Eppure questa immagine idealizzata diventa presto un peso, che lo seguirà per tutta la vita.

Peso delle celebrità

L’improvvisa fama di Björn Andrésen ha un lato oscuro. Alla première del film, Visconti lo porta in un club dove si ritrova circondato da adulti, in un ambiente che poi descriverà come opprimente. Per superare il suo disagio, si rivolge all’alcol, cercando di lenire la sua solitudine. Questa esperienza, da lui definita “spiacevole”, ha segnato l’inizio di una lotta contro la dipendenza.

«Una volta finite le riprese, mi sentivo come se fossi una specie di preda data in pasto ai lupi. »

Björn Andrésen, 2021

Un anno dopo, durante un viaggio in Giappone, fu spinto a usare sostanze per superare la sua timidezza sul palco. Questi episodi, riportati dai media svedesi, illustrano le pressioni esercitate su un giovane attore ancora alla ricerca della sua identità. La fama, lungi dall’essere una benedizione, diventa una trappola dalla quale fatica a scappare.

Una vita segnata dalle prove

Il ruolo di Tadzio, sebbene leggendario, ha avuto conseguenze durature sulla salute mentale di Björn Andrésen. In un documentario prodotto nel 2021 da Kristina Lindström e Kristian Petri, parla della depressione e della dipendenza che hanno segnato il suo viaggio. Questo film toccante dà voce a un uomo che, nonostante la sua bellezza iconica, ha lottato per trovare il suo posto in un mondo che lo riduceva a un’immagine.

Kristina Lindström, co-regista del documentario, ha reso omaggio all’attore, sottolineando il suo coraggio nel condividere la sua dura prova con il pubblico. “È una situazione speciale quando passiamo così tanto tempo insieme. Anche se sapevo che era malato, è difficile rendersene conto”, ha detto, riflettendo sull’impatto della sua scomparsa.

I momenti più importanti della vita di Björn Andrésen:

  • 1955: Nato a Stoccolma, Svezia.
  • 1965: Tragica perdita della madre, suicidio all’età di 10 anni.
  • 1971: Ruolo di Tadzio in Morte a Veneziache lo ha portato alla celebrità.
  • 2019: apparizione in Mezza estatenel ruolo del vecchio Dan.
  • 2021: documentario sulla sua vita, che rivela le sue lotte personali.
  • 2025: Morte all’età di 70 anni per cancro.

Un ritorno discreto al cinema

Dopo Morte a VeneziaBjörn Andrésen è più discreto, apparendo in alcuni ruoli secondari. Nel 2019 ha lasciato il segno Mezza estateil film horror di Ari Aster, dove interpreta Dan, un vecchio che vive in una comunità inquietante. Questo ruolo, anche se minore, dimostra la sua capacità di reinventarsi, lontano dall’immagine dell’adolescente angelico che lo ha definito per decenni.

Questo ritorno al cinema, anche se tardivo, ha permesso ad Andrésen di concludere la sua carriera in modo diverso, dimostrando di essere molto più di un simbolo di bellezza. La sua interpretazione in Mezza estate ci ricorda che il talento di un attore non si limita al suo aspetto, ma alla sua capacità di trasmettere emozioni complesse.

L’eredità di Björn Andrésen

La scomparsa di Björn Andrésen lascia un vuoto nel mondo del cinema. Il suo ruolo in Morte a Venezia rimane un riferimento, non solo per la sua bellezza visiva, ma anche per la profondità emotiva che è riuscito a conferire a un personaggio muto. Tadzio, attraverso il suo aspetto e la sua presenza, incarna una forma di purezza senza tempo, ma anche una tragedia silenziosa.

La sua storia personale, segnata da lotte intime, ci ricorda i pericoli della fama iniziale. In un mondo in cui l’immagine spesso ha la precedenza sull’umano, Andrésen ha pagato il prezzo di una gloria che non aveva scelto. Eppure il suo coraggio nel condividere i suoi difetti, in particolare nel documentario del 2021, gli conferisce un’umanità che risuona ben oltre lo schermo.

Fase della vita Impatto
Infanzia difficile La perdita della madre e l’assenza del padre forgiano una sensibilità unica.
Ruolo dentro Morte a Venezia Notorietà mondiale, ma anche inizio di lotte personali.
Documentario del 2021 Rivelando le sue battaglie con la depressione e la dipendenza.
Aspetto dentro Mezza estate Ritorno discreto, a dimostrazione della sua versatilità come attore.

Una lezione di celebrità

La storia di Björn Andrésen è quella di un paradosso: una bellezza celebrata dal mondo intero, ma una vita interiore segnata dal dolore. Il suo viaggio mette in luce gli eccessi di un’industria che, troppo spesso, sfrutta la giovinezza e l’innocenza per creare icone. Condividendo la sua esperienza, Andrésen ha contribuito ad aprire il dibattito sulle pressioni cui sono sottoposti i giovani artisti, un tema ancora attuale.

La sua morte, avvenuta sabato 25 ottobre 2025, è stata confermata da sua figlia, secondo Kristina Lindström. Questa perdita ci ricorda che dietro il volto di ogni angelo c’è una storia umana, complessa e talvolta tragica. Björn Andrésen sarà ricordato come una figura del cinema, ma anche come un uomo che seppe, nonostante tutto, trasformare le sue prove in una testimonianza universale.

Ripensando a Morte a Venezianon possiamo fare a meno di rivedere Tadzio, figura esile in riva al mare, incarnazione di un ideale effimero. Ma al di là di questa immagine, è la resilienza di Björn Andrésen a risaltare, quella di un uomo che ha resistito alle tempeste della gloria per trovare, forse, una forma di pace.