Hai mai pensato che se fossi in vacanza tutto l’anno, potresti arrivare a rimpiangere il caffè della sala riunioni? Shakespeare ce l’aveva già detto: «Se si passasse l’intero anno in vacanza, divertirsi sarebbe faticoso quanto lavorare». Insomma, perfino il Bardo aveva capito che il vero relax non è eterno. Ma allora, qual è la durata perfetta delle ferie per davvero staccare la spina? E conviene davvero prendere tutti i giorni disponibili in un colpo solo? Metti via l’agenda (ma solo per qualche minuto, promesso) e facciamo chiarezza!
Il picco del benessere in vacanza: quando arriva davvero il relax?
Un team di scienziati dell’Università di Nimega, nei Paesi Bassi, nel 2012 ha portato a termine uno studio, pubblicato sul Journal of Happiness Studies, diventato il nuovo punto di riferimento degli amanti delle ferie programmate (e di chi sogna la fuga dalla scrivania ogni lunedì mattina). Secondo la loro ricerca, il massimo piacere e benessere individuale raggiunge il suo picco durante l’ottavo giorno di vacanza. Sì, proprio così: solo dopo una settimana intera, cominci a dimenticarti davvero delle password di lavoro.
Dopo questo fatidico ottavo giorno, però, qualcosa cambia. Gli stessi ricercatori spiegano che la sensazione di felicità vacanziera si attenua poco a poco e, oltre l’undicesimo giorno, può sopraggiungere una certa noia o addirittura stanchezza: quella sottile inquietudine da «forse alla fine l’ufficio non era così male» (lo sapevamo che poteva succedere!). Ovviamente, non vale per tutti: tutto dipende dal modo in cui si usano le ferie e dal budget a disposizione. Ma occhio, perché il rischio è scambiare l’entusiasmo per routine!
Qualità più che quantità: il vero segreto del recupero
Secondo la psicologa del lavoro Bénédicte Pichard di Rennes, la durata perfetta delle vacanze è quella che ti permette realmente di “spezzare” col lavoro. Nulla a che vedere con quanti giorni hai sul calendario: fisico o mentale che sia, il vero stacco arriva quando riesci a vivere esperienze diverse e a lasciare riposare la mente. Come dice Pichard, la chiave è «sapersi disconnettere per potersi ricaricare»: la qualità del tempo libero conta più della quantità.
Attenzione anche alle attività scelte: rilassarsi non significa passare ore su smartphone, social e Netflix, attività che sono psicologicamente esigenti e non favoriscono un vero recupero. La separazione tra tempo libero e lavoro si rinnova anche grazie alla scelta delle attività. Fare altro e dimenticarsi delle notizie aziendali aiuta a ridurre la stanchezza accumulata nelle settimane precedenti.
Come evitare la trappola delle vacanze «tutte insieme»
- Non tutte le ferie vanno prese di colpo: secondo varie ricerche, è meglio spacchettarle nell’arco dell’anno, piuttosto che godersi (e consumare) tutto il benessere in un’unica lunga sessione di dolce far niente.
- Lo dice anche la scienza: il cervello tende comunque a tornare nei vecchi schemi appena si rientra al lavoro, qualunque sia la durata dello stacco.
- Attenzione ai comportamenti: meglio evitare di controllare mail e messaggi di Teams e WhatsApp aziendali, e rinunciare almeno temporaneamente alla pianificazione dell’agenda del rientro.
- Organizzare e “rompere” i legami con il lavoro: per davvero staccare, bisogna mettere in atto strategie che ti rendano non indispensabile, almeno per qualche giorno; dopodiché occorre riconoscere e interrompere quei comportamenti che fanno tornare la mente al mestiere.
La stessa Pichard sottolinea che, anche senza andare dall’altra parte del mondo, serve «prendere consapevolezza dei comportamenti che ci legano al lavoro». A volte basta cambiare abitudine (e spegnere le notifiche)!
Il ritorno alla realtà: come rientrare in pista senza traumi
Le vacanze portano benefici: diminuiscono lo stress, migliorano la salute mentale, fisica e psicologica, permettono di evadere e scoprire cose nuove. Tuttavia, se si accumula troppa fatica durante l’anno, rischiamo che una sola lunga pausa non sia sufficiente a recuperare davvero. Per questo spacchettare le vacanze – quando è possibile – è spesso più efficace.
Infine, niente rientro traumatico: il ritorno dalle ferie va programmato con una certa gradualità. Solo così si può tornare ai tempi, ai riflessi e ai ritmi del lavoro senza sentire di essere finiti in un tunnel senza uscita. Secondo la psicologa, serve un periodo di adattamento (più o meno lungo, dipende dal mestiere!) per ritrovare i vecchi automatismi e non sentirsi pesci fuor d’acqua.
Moral della favola? Meglio rilassarsi davvero, cambiare ritmo e dedicarsi a qualcosa di diverso, anche solo per pochi giorni, piuttosto che rincorrere la vacanza extra lunga. Staccare la spina è un’arte… e a volte, per ripartire alla grande, basta il tempo di otto giorni. E no, Shakespeare non aveva torto!