Ercolano è spesso vista come la sorella minore della ben più conosciuta Pompei. La città romana ai piedi del Vesuvio, sul sito della moderna Ercolano, fu colpita nel 79 d.C. dalla stessa eruzione che spazzò via Pompei. Ercolano, tuttavia, era significativamente più piccola e contava solo circa 4.000 abitanti rispetto ai 20.000 di Pompei. Ma questo non è un motivo per ignorare Ercolano, sostiene Francesco Sirano, il dinamico direttore del Parco Archeologico di Ercolano.
“Ercolano e Pompei si completano a vicenda”
«I due siti archeologici si completano a vicenda, perché Ercolano ha cose che non trovi a Pompei. Ercolano fu sepolta sotto un cosiddetto flusso piroclastico, una miscela di gas rovente, cenere e pezzi di roccia, che sigillava ermeticamente la città sottostante. Di conseguenza, qui si sono conservati diversi pavimenti e materiali organici come legno e carta, a differenza di Pompei. Questo fu coperto da una pioggia di (ceneri vulcaniche), che lasciano passare l’aria, provocando in proporzione una perdita di materiale maggiore.’
Una passeggiata per le strade basaltiche di Ercolano rende chiaro cosa intende. Case a 2 o 3 piani, persiane in legno carbonizzate ma completamente intatte, facciate e balaustre, condutture dell’acqua in piombo, bellissimi affreschi e mosaici e ville coperte con ampi cortili pieni di luce danno vita al paese.
E se le impressioni diventano troppo forti per voi o volete semplicemente riposarvi un po’, a metà percorso potete rilassarvi in una piazzetta con alberi ombrosi e armadi con libri in diverse lingue, dedicata al beato ozio.
Viene restaurato mattone dopo mattone
Girovagando per l’antica città, noti che le persone lì lavorano duro. I muri delle case sono puntellati. Affreschi in via di estinzione rimossi dalle pareti e poi riattaccati con nuove tecniche e materiali.
I resti di restauri più vecchi e tecnicamente meno avanzati vengono rimossi. E in una villa recentemente scavata, aggressivi restauratori vestiti con tute bianche sono impegnati a pulire e restaurare un pavimento a mosaico, pietra dopo pietra. Un compito laborioso che si era reso urgentemente necessario.
Ercolano esisteva molto prima del 79 d.C. e, secondo la leggenda, fu fondata dall’eroe greco Eracle, ribattezzato Ercole dai Romani. Per questo il Parco Archeologico ha scelto come simbolo il nodo con cui i romani legavano la toga e che si dice sia stato inventato dall’eroe stesso.
Scavi
Dopo l’eruzione del Vesuvio, il ricordo della città sommersa scomparve, finché nel 1710 un contadino locale si imbatté in resti di marmo mentre arava. Nel 18e secolo, furono effettuati anche i primi scavi per ordine dei re di Napoli.
Questa era ancora piuttosto primitiva, con passaggi sotterranei scavati nella crosta lavica, ma divenne chiaro che quella era l’Ercolano di cui avevano scritto gli antichi storici romani.
Nel secolo scorso, ampie parti di Ercolano furono scavate nel corso di successive campagne archeologiche. (Ma non tutto, anche perché sopra di essa è stata costruita l’attuale Ercolano.) Circa 20 anni fa gli scavi erano ancora un po’ trasandati, racconta il direttore Sirano, ma si sono conclusi grazie al Packard Humanities Fund, che è stato sponsor dal 2001 di Eracolano.
Il presidente David Packard, membro della rinomata famiglia di computer, insieme al direttore Sirano hanno avviato l’Herculaneum Conservation Project, con l’obiettivo di restaurare e ampliare il complesso. In questo contesto, quest’anno verranno aperte al pubblico 6 “nuove” case.
Villa dei Papiri
Altri 76 milioni verranno sbloccati nei prossimi 10 anni, anche grazie al contributo del PNRR, il fondo italiano per la ripresa post-covid. Anche la Villa dei Papiri deve diventare accessibile. Questo edificio più lontano è noto come l’unica biblioteca sopravvissuta dell’antichità greco-romana.
200 anni fa qui sugli scaffali furono ritrovati 1.800 rotoli di papiro con testi filosofici e scientifici. Solo alcuni di essi poterono essere decifrati perché i rotoli carbonizzati si disintegrarono una volta aperti.
I rotoli giacevano nei depositi di vari musei per due secoli, finché lo scorso febbraio non è arrivata la controversa notizia che 3 giovani informatici della Silicon Valley avevano trovato il modo di misurare l’altezza e il peso dell’inchiostro sul foglio utilizzando l’intelligenza artificiale leggere le bobine chiuse. C’è quindi del lavoro da fare per filologi, storici e filosofi.
Più visitatori per Ercolano
Il rinnovamento di Ercolano, che ora dispone anche di un ampio atrio e di un Antiquarium interno, sta dando i suoi frutti. L’anno scorso i visitatori furono 610mila, un piccolo progresso rispetto all’anno pro-covid 2019, e nei primi 3 mesi del 2024 erano già il 36% in più rispetto al 2023 e il 45% in più rispetto al 2019.
Sono ancora pochi rispetto ai 4 milioni che Pompei raggiunse lo scorso anno, e forse è un bene. La più piccola Ercolano non sarebbe in grado di sopportare un numero simile, ed è anche molto più piacevole passeggiare senza troppe folle di persone intorno.
Cucina tradizionale campana
Quando esci dal cancello del parco e ti viene appetito trascinandoti in giro, ti verrà servito di fronte all’uscita il Ristorante Pappamonte, dove 2 allegre sorelle servono la cucina tradizionale campana a prezzi molto ragionevoli.
Il mio menu – e (pasta corta con brasato e cipolle; calamari fritti; indivia con olive, capperi e acciughe; vino della casa) – era delizioso!
Il direttore Francesco Sirano spiega perché dovresti vedere Ercolano di persona:
Parco Archeologico di Ercolano, Corso Resina 187, 80056 Ercolano NA; www.ercolano.beniculturali.it
- dal 16/3 al 14/10 aperto dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 19); dal 15/10 al 15/3 dalle 8.30 alle 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30).
- Biglietto € 13 in loco oppure online su www.ercolano.coopculture.it
- I giovani di età compresa tra 18 e 25 anni provenienti dall’UE e in possesso di passaporto o carta d’identità pagano 2€.
Ristorante Pappamonte, Via IV Novembre 2/4, 80056 Ercolano NA; www.pappamonte.com Aperto dalle 11 alle 23, prenotazione al +39 081 9221600.